Madrid II

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In aereo, ieri sera, guardando le luci che scorrevano frettolosamente sotto di me, ho finalmente capito: odio tornare da un viaggio, odio stare seduta mentre vengo trasportata, odio chiedermi quanto manca. Odio tutto questo semplicemente perché mai niente mi ha fatto sperare di tornare.
Mai niente mi ha tenuta ancorata ad un posto, mai niente mi ha fatto chiamare un posto casa.
Errante.
Un viaggio come una fuga, un viaggio come un nuovo luogo dove vivere e dove coltivare qualche ricordo. Un viaggio come un eterno attimo che mi ricorda che siamo mortali.
Un ritorno triste e banale, facile lasciare, difficile tornare ed essere.
Errare per sempre, fino a quando Dio non mi chiamerà a sé, fino a quando questo mio cuore non avrà pace, fino a quando la mia passione non si sarà calmata, fino a quando il sangue avrà smesso di bollire nelle vene.

Madrid

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Seduta sul bordo di questo davanzale.
La Gran Vía sotto di me. Le strade che scorrono, le persone trasportate dalla loro stessa incoscienza.
Un moto di tristezza attraversa il mio cuore, ne ferma il battito e fa sì che la mente ricordi, che registri questo attimo e lo renda eterno.
Il piede che segue il ritmo della musica che scorre nelle mie vene.
Una puttana all’angolo della via, un volto, i capelli biondi, le labbra carnose pronte ad accogliere lingue sconosciute e pecaminosi desideri non ancora soddisfatti, i capezzoli turgidi che il bianco vestito lascia intravedere.
Un moto di insoddisfazione ricorda al mio cuore che ancora deve vivere, che ancora deve sperimentare e ancora deve sanguinare.
Gli occhi che seguono fiduciosamente le macchine che si muovono, che colgono la fretta di questo o quello, che immagazinano i colori e ne proiettano dolci fiori.
Le luci che illuminano il mio volto stanco, che soffocano le rughe, che raccontano un Natale che ancora deve venire.
Le sirene di un’ambulanza echeggiano lontane. Da qualche parte una vita si trova appesa ad un sottile filo che forse verrà spezzato dalle forbici del destino, o che forse verrà irrobustito dalle mani della medicina.
Passano gli anni, il tempo scorre e i secondi son scanditi dai passanti distratti che sotto di me succedono.
Son seduta sul balcone e sotto, proprio sotto, la vita continua a muoversi. Ho preso una pausa dalle pressioni e dal continuo lottare.
Tutto succede e io inerme, io inerme osservo questo tutto.
Ne sono estranea, non ne partecipo più; non più almeno.

Shangai

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Percorro queste strade trafficate e affollate con la mente libera da ogni pensiero e il cuore leggero.
Osservo i volti della gente che mi passa accanto, c’è chi ride e chi litiga, chi scherza e chi si offende.
L’odore delle spezie, delle carni, dei dolci entra nelle mie narici e le pervade.
Odori che si mischiano e ne creano di nuovi, strade che si incontrano e si separano.
Coppie in motorino senza casco, sorridenti, percorrono le vie della metropoli e scappano via.
Quanto vorrei scappare. Quanto vorrei sentire l’aria che mi spettina i capelli e mi riempie i polmoni di freschezza.
Fa caldo, c’è afa e il cielo è coperto da coltri di smog.
L’aria appare pesante a volte, le luci illuminano il mio volto e colpiscono violentemente gli occhi, il sudore mi appiccica la pelle.
Cammino e osservo.

Caos

Ho il torcicollo, non riesco in nessuna maniera a girare il collo a destra.
Dormo poco, ogni volta mi sveglio nel cuore della notte e rimango così per qualche ora, poi lentamente mi riaddormento quando il sole è già alto nel cielo.
Non so mai bene che ora sia, il cellulare si è impostato automaticamente sul fuso orario di Shangai, mentre il mio orologio blu al polso segna ancora l’ora italiana.
In Italia ora la gente dorme.
Qui le macchine corrono veloci sull’asfalto già da un paio di ore. Si spostano veloci da una corsia all’altra, mettono e tolgono le frecce.
Oggi andrò a visitare un bazar nella Old Town.
Oggi andrò a visitare un mercato di insetti, uccelli e spero non di serpenti.
Ho male al collo, ho male al cuore, ma oggi fa più fresco e di questo son contenta.
Ci son 21 gradi. Si sta bene, il cielo è coperto come sempre, come ogni giorno.
Ora mi preparo ed esco.
Non riesco a girare il collo, non mi muovo bene.
Prenderò un taxi e ogni cinque minuti avrò paura di aver un incidente contro questa o quell’altra macchina.
Qui guidano male, qui vanno forte e vanno completamente a caso, senza rispettare precedenze né semafori.
A Milano fa freddo e non ho fretta di tornare.
Oggi se non sbaglio è lunedì, oggi avrei Università. Ci sarà lezione di Diritto del Lavoro.
Ora chiamo il taxi ed esco.