Castelli di plastica

Non provò mai nulla nella sua breve vita di donna.
Mai che un sentimento l’avesse svegliata, mai che un sentimento le avesse intorpidito le braccia e le gambe, mai che un sentimento le avesse impedito di compiere la scelta più razionale, dettata dal cervello stimolato dal problema.
Mai che quella voragine di carta le avesse raccontato qualcosa, mai che fosse riuscita veramente a capire qualcosa.
Chiusa in se stessa, un castello di plastica dal quale osservava con dolci occhi il mondo esterno, teatrino per i poveri e diletto per le sapienti menti.
Chiusa dentro quelle mura, che la proteggevano dal freddo della paura e dal caldo della passione, che la tenevano distaccata, occhi vigili e mente allerta, incurante di ciò che preoccupava tanto gli altri attorno a sé.
Poteva sedere in mezzo a due amanti, accesi da una lite furiosa, e non esserne minimamente turbata. Niente la distoglieva, niente catturava la sua attenzione di angelo puro e casto, proveniente da un altro mondo ed ancora immensamente ancorato ad esso.

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